marzo 2019
La Bottega del Sottoscala
San Michele di Serino (AV)
ottobre 2018
Sottoscala9 - Latina
ottobre 2018
Teatrocittà - Roma
giugno 2018
Nops Festival
Ex-mercato Torre Spaccata - Roma
vincitore menzione speciale Teatrocittà
maggio 2018
Festival Inventaria
Teatro Studio Uno - Roma
gennaio 2018
Teatro Studio Uno - Roma
vincitore selezione Pillole 2017
dicembre 2017
residenza Spazio Corsaro - Chia (VT)
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ERA MEGLIO SE FACEVO L'ATTORE
un monologo di Amleto, con Amleto, per Amleto
produzione virgolatreperiodico
di e con Andrea Onori
consulenza artistica Mariagrazia Torbidoni
Fare l'Amleto è il problema di tutti gli attori, ma qual è il problema di Amleto? Forse è solo uno dei tanti che non sa come andare avanti. Di certo l'Adanimarca oggi non è il migliore dei mondi possibili. Non tanto per la guerra, ma perché nessuno prende le cose sul serio. Servi e padroni non combattono più, vanno a banchetto insieme e si scambiano sorrisi in televisione. Ai meritevoli è chiesto di farsi da parte mentre assassini e bugiardi siedono sullo scanno più alto. E chi a fatica riesce a conquistare il suo guscio d'uovo passa i giorni a volerlo difendere, guardando chiunque si avvicini con sospetto e terrore. Solo a teatro le cose sembrano andare bene, per questo tutti vogliono fare gli attori.
Alla base dello spettacolo c'è l'idea di una sfida: un attore armato di pochi elementi di scena deve mettere in scena l'Amleto. Tutti gli oggetti, i costumi, i materiali tecnici da utilizzare devono poter essere trasportati in uno zaino da viaggio. Il resto è superfluo. Un Amleto che porta la sua vita sulle spalle alla ricerca di un pubblico che possa raccoglierla.
Il tutto è una scusa per parlare di Amleto senza dover per forza parlare di Amleto. Aggrapparsi allo scheletro della troppo, troppo solida opera per lanciare lo sguardo più in là, allontanarlo dalla nebbia che abbiamo di fronte e farlo sedere su un palco. La sentinella, il viandante, l'attore, il becchino: non importa cosa fai nella vita, il monologo è lo strumento principe per essere tutti e nessuno. Per dare voce ad una sinfonia di esistenze che reclamano ognuna la medesima cosa: essere qui, adesso, prima che la commedia finisca.
Young Richard, stand up Hamlet. Giovani e riscritture shakespeariane
13/06/18
Andrea Pocosgnich | Teatro e Critica
Onori compone uno spettacolo frantumato nella drammaturgia e nella messinscena, con vuoti e attese, ma con una grande capacità di coinvolgimento e un gusto per la sorpresa e il ribaltamento.
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"Era meglio se facevo l'attore": a Inventaria torna l'istrionismo di Andrea Onori
21/05/18
Riccardo Bellini | Recensito
Comico e malinconico, Onori attraversa in solitaria una sequela di personaggi alla prese con la messa in scena della propria esistenza, tra poveri diavoli che aspirano a una piccola parte teatrale e personaggi stanchi di interpretare il solito copione, come Amleto che vorrebbe farla finita, per una volta, con padri da vendicare e tragici epiloghi, pur sapendo quanto sia impossibile sfuggirvi. L'attore mescola i registri, i toni, gli stili recitativi, passando dal monologo serioso - microfono alla mano come una sorta di superstar maledetta - al repertorio più surreale e dissacrante, dalla satira morale alla comicità più grossolana, parodiando addirittura la pratica della rottura della quarta parete.
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Era meglio se facevo l’attore - Teatro Studio Uno (Roma)
27/01/18
Enrico Vulpiani | SaltinAria
Un canto notturno di un attore errante che si trova a barcamenarsi ed a cavarsela in ogni frangente, lo testimonia la regia a vista, la scenografia istantanea, i molteplici personaggi, tutti ben caratterizzati e divertenti, al limite del bipolarismo.
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“Era meglio se facevo l’attore”: al Teatro Studio Uno di Roma, l’Amleto decostruito di Andrea Onori
21/01/18
Andrea Giovalè | Recensito
Se l’attore si fa portavoce della domanda fatidica, essere o non essere, peraltro senza mai citarla direttamente, il pubblico può permettersi di ignorarla, portato per mano in un percorso che frantuma delicatamente ogni sua certezza. La quarta parete viene infranta, oltrepassata in entrambi i sensi. Gli spettatori, talvolta anche gli oggetti, si fanno attori. L’interprete oscilla tra i ruoli fino a farsi regista e tecnico delle luci, preoccupandosi di allestire lo spettacolo di Amleto nell’Amleto, e inscenando quindi, con naturalezza e spavalderia, un gustoso momento di teatro nel teatro nel teatro.
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ERA MEGLIO SE FACEVO L’ATTORE: La Recensione
21/05/18
Cinzia Salluzzo | Il Foyer
Un monologo divertente ed allo stesso tempo profondo dove si scava nelle radici della natura umana o meglio nella natura di essere attore in modo leggiadro e soave.
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